Estinzione impollinatori: a rischio fragole, ciliegie e altre colture

Secondo uno studio condotto dall'Ispra, il 9% delle specie di insetti impollinatori è a rischio di estinzione

da uvadatavoladmin
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Secondo quanto emerso da uno studio condotto dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), il 9% delle specie di api e farfalle è a rischio estinzione. Preoccupazione anche per fragole, ciliegie, mele, pere e altre colture che dipendono fortemente dalla funzione impollinatrice di questi insetti.

Come segnalato dalla Coldiretti, “tre colture alimentari su quattro, infatti, dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione delle api, tra cui le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri e i meloni”.
Basti pensare che, come ricordato nello studio “Piante e insetti impollinatori: un’alleanza per la biodiversità”, il valore economico dell’impollinazione animale è di circa 153 miliardi di euro l’anno su scala mondiale, 22 miliardi su scala europea e 3 miliardi su scala nazionale.

“Il 9% delle specie di api e farfalle che eseguono questa operazione fondamentale è a rischio di estinzione – si legge nel rapporto Ispra – e di conseguenza lo sono i contributi che rendono disponibili alle comunità, tra cui l’impollinazione delle piante, il principale meccanismo che le piante hanno a disposizione per riprodursi”.

La produzione agricola mondiale direttamente associata all’impollinazione rappresenta infatti un valore economico stimato tra 199 e 589 miliardi di euro.

Com’è noto, all’origine dell’attuale declino degli impollinatori vi è una serie di pressioni ambientali che spesso agiscono in sinergia.
“In Italia l’andamento climatico anomalo con l’inverno bollente, il gelo in primavera e una estate divisa tra caldo africano, siccità e violenti temporali – sottolinea a tal riguardo la Coldiretti – ha distrutto le fioriture e creato gravi problemi agli alveari con le api che non hanno la possibilità di raccogliere il nettare”. “Il risultato – sottolinea ancora l’associazione – è un raccolto di miele nazionale che quest’anno sarà probabilmente ben al di sotto dei 15 milioni di chili, tra i più bassi degli ultimi decenni”. Un dato preoccupante, specie se si considera che in Italia ci sono 1,6 milioni di alveari, come evidenziato dalle elaborazioni Coldiretti sui dati del rapporto dell’Osservatorio Nazionale Miele.

È bene comunque sottolineare che la Strategia per la Biodiversità 2030 e quella “Farm to Fork” prevedono azioni e proposte volti alla salvaguardia della biodiversità, impollinatori inclusi, e al mantenimento dell’integrità degli ecosistemi. Tra questi, la riduzione del consumo di suolo e quindi del degrado degli habitat nei quali gli impollinatori vivono e si nutrono. O ancora, l’incremento di superficie coltivata con metodi sostenibili e rispettosi dell’ambiente e della biodiversità.
Una serie di misure che, se effettivamente attuate, potrebbero invertire la tendenza e allontanare il rischio di estinzione per questi insetti così preziosi e fondamentali non solo per l’agricoltura, ma per tutto l’ecosistema.

Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com

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