Di seguito riproponiamo un estratto del lavoro a cura di Alessandro Mataffo, Pasquale Scognamiglio, Mariateresa Cardarelli, Giuseppe Colla, Youssef Rouphael e Boris Basile tratto dallo Speciale Biostimolanti di Fruit Journal e dedicato al fenomeno del cracking delle ciliegie.
Lo spacco del frutto (cracking) è una grave fisiopatia pre-raccolta che colpisce numerose specie da frutto come il ciliegio, la vite, il pomodoro, gli agrumi, il fico, il melograno, il litchi, ecc. (Khadivi-Khub, 2015).
Si manifesta con la comparsa di fratture che possono interessare solo la buccia, ma anche estendersi a porzioni più o meno profonde anche della polpa (splitting). Ne deriva generalmente una grave perdita del valore commerciale del prodotto, che risulta non più idoneo per il mercato fresco, ma che può essere destinato solo alla trasformazione. Inoltre, verificandosi spesso durante le ultime fasi della maturazione dei frutti, questa fisiopatia può favorire l’attacco di funghi e quindi la comparsa di marciumi (Peet, 1992). Questo può rendere il prodotto non più commercializzabile neanche a scopi di trasformazione (Simon, 2006).
Cracking delle ciliegie
In generale, i fattori che inducono il cracking sono di natura biochimica, anatomici, genetici, ambientali e colturali. Come già anticipato, il ciliegio dolce (Prunus avium L.) è una delle colture più soggette a questa avversità. Il principale fattore che contribuisce a provocare l’insorgenza dello spacco è l’incremento repentino di acqua nel frutto che contribuisce alla sua espansione e quindi alla rottura della cuticola e, nei casi più gravi, anche quella del mesocarpo.
A seconda della parte di frutto interessata dallo spacco, si distinguono tre principali tipologie di cracking delle ciliegie: i) lo spacco della cavità peziolare (stem-end cracking), che solitamente si presenta come una spaccatura circolare o semicircolare nei pressi dell’attaccatura del picciolo;
ii) lo spacco dell’estremità calicina (apical-end cracking), che si presenta invece con delle piccole spaccature alla base del frutto;
iii) lo spacco laterale (side cracking), che invece si presenta come una spaccatura longitudinale.
Particolarmente suscettibili ai primi due tipi di spacco sono le varietà di ciliegio con frutto cuoriforme che, presentando una profonda cavità peduncolare, favorisce l’accumulo dell’acqua in questa insenatura.
Il frutto, assorbendo l’acqua dalla buccia, tende a incrementare il volume e spaccarsi. Alcuni studi hanno inoltre messo in evidenza come la presenza di acqua induca anche su campioni isolati di cuticola la formazione di microlesioni derivanti dall’indebolimento della cuticola stessa. Questo tipo di lesioni può verificarsi anche in fasi precoci dello sviluppo del frutto, potendo andare incontro – nei casi meno gravi – a suberificazione che causa comunque un significativo deprezzamento del prodotto (Simon, 2006). È inoltre frequente che anche le lesioni più piccole possano confluire, portando allo sviluppo di fratture più grandi che possono interessare il frutto intero (Knoche and Peschel, 2006).
Lo spacco laterale è invece solitamente associato a un repentino incremento di acqua assorbita dalle radici ed è quindi frequente quando si verificano abbondanti piogge o eccesso di irrigazione a ridosso della raccolta.
A livello istologico, lo sviluppo dello spacco inizia con la formazione di microlesioni sulla cuticola che portano al rilascio di acido malico che a sua volta favorisce la perdita dello ione Ca2+ dalle pareti cellulari con conseguente morte delle cellule epidermiche, perdita di turgore, rigonfiamento della parete cellulare e indebolimento della lamella mediana. Ciò determina la formazione di ulteriori lesioni che portano alla propagazione dello spacco lungo tutto il frutto. La catena di eventi descritta in tale modello è stata proposta da Schumann et al. (2019) e va sotto il nome di “zipper model” (modello a cerniera lampo). A tal proposito, infatti, è stato messo in evidenza che l’elevato spessore della cuticola tipico di alcune varietà le renda meno soggette alla formazione di microlesioni e quindi allo spacco.
Altra caratteristica che rende le varietà di ciliegio più o meno suscettibili allo spacco è la dimensione del frutto. Le cultivar con frutto di elevata pezzatura sono infatti generalmente più soggette allo spacco rispetto a quelle con frutto piccolo.
In modo simile, alcune tecniche di gestione del ceraseto (diradamento e applicazione di fitoregolatori come le gibberelline e calciocianammide) che hanno l’obiettivo di incrementare la dimensione del frutto si pensa possano anche incrementare la suscettibilità delle varietà al cracking.
Un altro fattore che può predisporre allo spacco delle ciliegie sembrerebbe essere l’elevata concentrazione zuccherina nella polpa (Simon et al., 2004) che, abbassando il potenziale osmotico, può innescare l’assorbimento di acqua nella polpa attraverso la cuticola, inducendo un repentino incremento volumetrico del frutto e potendo indurre l’insorgenza dello spacco. Questo è particolarmente vero quando c’è presenza di acqua sulla superficie del frutto.
L’elasticità della buccia è un ulteriore fattore in grado di ridurre la suscettibilità del frutto, in quanto rende la buccia più resistente alla tensione esercitata dall’aumento di turgore. Questo fattore dipende dalla varietà e dalla fase di sviluppo del frutto. Cultivar come la ‘Regina’ risultano essere più tolleranti allo spacco proprio grazie a questa caratteristica.
Un altro fattore da tenere in considerazione è che il cambiamento climatico a cui stiamo assistendo potrebbe incrementare l’incidenza di questa fisiopatia come conseguenza dell’aumento della frequenza di eventi atmosferici estremi. I modelli climatologici indicano infatti che, insieme all’incremento delle temperature, si verificherà un aumento del tasso evaporativo e quindi della piovosità. Queste condizioni potrebbero rendere il cracking delle ciliegie una condizione estremamente limitante per alcuni areali.
Come ridurre l’impatto del fenomeno
Considerata l’elevata rilevanza economica della coltivazione del ciliegio e l’importante danno economico che lo spacco può apportare, negli anni sono state studiate diverse strategie per ridurne l’impatto. Fra queste, si annovera per esempio l’utilizzo di teli plastici anti-pioggia che, pur rappresentando una soluzione efficace nel ridurre l’insorgenza dello spacco, ha una serie di svantaggi come l’elevato costo di installazione, l’incremento delle temperature e dell’umidità che favorisce l’attacco di diverse malattie fungine e l’insorgenza di scottature su foglie e frutti.
Altra strategia suggerita con l’obiettivo di ridurre il contatto dell’acqua con la buccia è l’applicazione di film antitraspiranti idrofobici applicati tramite trattamento spray. D’altra parte, gli studi effettuati su questi prodotti hanno anche riportato che la loro applicazione può indurre effetti negativi sulla composizione dei frutti associati allo stesso tempo a effetti sull’incidenza del cracking delle ciliegie non sempre concordi.
I regolatori di crescita sono una classe di prodotti che è stata ampiamente saggiata su ciliegio, sebbene il loro impiego avesse principalmente lo scopo di incrementare la pezzatura dei frutti. Probabilmente, proprio per questo effetto, nella maggior parte degli studi, la loro applicazione è anche associata a un incremento della frequenza del cracking. Sembra fare eccezione l’applicazione esogena di gibberelline che determina una riduzione del cracking probabilmente perché induce un aumento dell’elasticità della cuticola.
Fra le altre strategie proposte vi è inoltre l’applicazione fogliare di calcio, che svolge un ruolo fondamentale nel rafforzamento della lamella mediana e delle pectine.
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