Da molti considerata l’innovazione più importante degli ultimi dieci anni, la blockchain è la tecnologia del registro pubblico che sta trasformando il modus operandi di molte imprese. Ma cos’è? E quali vantaggi si possono trarre per la blockchain ortofrutta?
Oggetto di grande attenzione da parte di governi, istituti di credito e imprese, è l’argomento blockchain ortofrutta. La rivoluzionaria tecnologia sta coinvolgendo il settore dell’ortofrutta, con ricadute positive su tutti gli attori delle filiere di distribuzione di prodotti e servizi.
Con oltre 250 miliardi di dollari investiti in progetti che la riguardano, la blockchain è una tecnologia del registro pubblico che, nata nel 2008, sta progressivamente trasformando anche il settore del food e dell’agroalimentare.
La blockchain, “catena dei blocchi”, consiste in un sistema informatico che consente lo scambio di valori, immune da attacchi esterni e dal rischio di replica, marcato temporalmente, trasparente e assolutamente tracciabile.
La sua applicazione, infatti, permette di tracciare i prodotti ortofrutticoli e i processi che li vedono coinvolti lungo tutti i passaggi della filiera. Un altro vantaggio risiede nella facilità di accesso: per la realizzazione di un progetto di blockchain è richiesto infatti un investimento di circa 5-6 mila euro.
Tra le diverse tecnologie introdotte nell’ambito dell’agricoltura 4.0, la blockchain ortofrutta consente inoltre di diminuire le possibilità di errore e manomissione dei dati, agevolare le attività di controllo e migliorare l’efficienza complessiva dei processi di supply chain, grazie alle maggiori informazioni di cui si può disporre. Così facendo, al consumatore finale giunge una notevole quantità di dati, garantendo alti standard in termini di sicurezza alimentare.
A tal proposito, gli analisti di Cb Insight hanno evidenziato che la rivoluzione blockchain potrebbe trasformare radicalmente l’industria alimentare globale. Accanto a una maggiore sicurezza, infatti, si otterrebbero vantaggi anche in termini di velocità e riservatezza delle informazioni lungo tutta la filiera. Specie se si considera il consumatore di oggi che non richiede più solo un ottimo rapporto qualità prezzo, ma informazioni dettagliate relative alle caratteristiche del prodotto, alla tracciabilità e – nei prodotti lavorati, in modo particolare – alla praticità nell’utilizzo.
Un recente studio del Food Marketing Institute ha infatti evidenziato che il 44% dei consumatori esige oggi essere informato sulle modalità di produzione del cibo acquistato; circa il 43% desidera sapere in che modo i prodotti sono stati trattati. Il 75% degli intervistati, però, non si fida di quanto riportato sulle etichette. In questo caso la tecnologia blockchain consentirebbe allora agli utenti di tracciare tutte le fasi della filiera contemporaneamente e in tempo reale.
Questa diffidenza sembra trovare giustificazione nelle stime globali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo l’OMS, infatti, ogni anno a livello mondiale 600 milioni di persone si ammalano a causa di cibi non idonei agli standard qualitativi. In tal senso, la blockchain si presenterebbe come la soluzione a molte delle questioni critiche che incidono sulla sicurezza alimentare: dalla contaminazione alle malattie di origine animale, fino all’onere economico dei richiami di merci corrotte.
L’interesse generale rivolto a questa tecnologia è confermato dalle grandi manovre internazionali avviate da numerose aziende per istituire una blockchain per la tracciabilità agroalimentare.
Entro tale prospettiva si devono poi collocare le diverse sperimentazioni attualmente condotte per integrare questo nuovo metodo di tracciabilità e impostare un nuovo modello quantitativo e qualitativo delle informazioni condivise lungo l’intera filiera del food.
Per il Belpaese la tecnologia del blockchain potrebbe rappresentare un importante strumento per la tutela della qualità del made in Italy. Sono già diverse, infatti, le realtà nazionali che stanno usufruendo della blockchain. La sfida adesso è quella di sfruttare questa tecnologia anche nel settore dell’ortofrutta per comunicare direttamente con il consumatore e orientare l’offerta. Questo, oltre a valorizzare il prodotto, garantirebbe una maggiore protezione contro frodi e prodotti contraffatti, nonché una drastica riduzione dei costi amministrativi e infrastrutturali.
Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com