Biostimolanti: vantaggi, regolamenti e novità

Circular Economy, Green Deal e nuovi regolamenti europei: tutte le novità, i vantaggi e le opportunità dal mondo dei biostimolanti

da Redazione FruitJournal.com

Dopo aver esaminato le ragioni del successo e i dati europei relativi al mondo dei biostimolanti, Lorenzo Gallo – presidente del gruppo Fertilizzanti di Federchimica Assofertilizzanti, in occasione del Meeting nazionale 2020, illustra vantaggi, regolamenti e novità in merito ai prodotti biostimolanti. Di seguito, sintetizziamo il suo intervento.

C’è una chiara possibilità di sinergia tra i fertilizzanti tradizionali e i biostimolanti.

D’altra parte la fertilizzazione tradizionale continuerà ad esistere, perché in grado di soddisfare dal punto di vista quantitativo il fabbisogno di nutrienti necessari, laddove i biostimolanti – agendo sull’efficienza e sul metabolismo – presentano un’efficienza piuttosto dei fertilizzanti tradizionali.
A seconda delle situazioni, si possono identificare poi una serie di vantaggi, tra cui l’aumento dell’efficienza d’uso dal 5 al 25%. È stato verificato, ad esempio, che se si riuscisse a efficiente utilizza di azoto per un minimo pari al 5% in tutta l’Unione Europea, con indubbi vantaggi non solo ambientali, ma anche economici per gli agricoltori che chiaramente riscontrerebbero un calo dei costi produttivi.

Cambiamento climatico e biostimolanti

Uno degli aspetti fondamentali da osservare anche in questo settore resta comunque il cambiamento climatico. I fenomeni ad esso legati stanno avendo, infatti, impatti devastanti sull’agricoltura: dall’aumento delle temperature alle proprietà quasi assenti. Senza considerare poi, in molte aree del mondo, la costante di disponibilità d’acqua, alla base di stress idrici riscontrati in tutte le colture.
Una serie di problematiche che obbligano a cambiare il sistema di gestione delle produzioni, nonché pratiche e tecniche agricole. Nel 2017 si è registrato il luglio più caldo dal 1980 (tra l’altro, primo anno di cui si hanno dati di registro delle temperature).Non solo, si è stimato che il miglioramento della temperatura in questi anni è stato pari a 0,83 °C con un impatto sulla produttività negativo che, a seconda delle colture, va dal 3 al 6%. In particolare, per quanto riguarda l’Europa, qualora non ci dovrebbe essere un contenimento dell’aumento di temperatura, la perdita di produzione stimata al 2080 è del 27%, ovvero un deficit compreso tra i 13 e 30 miliardi di euro entro il 2050.

Strettamente legato al cambiamento climatico è poi un altro fenomeno già attuale: colture tipicamente mediterranee si spostano verso Nord, dagli agrumi ai vitigni che attualmente stanno già trovando dimora persino in Inghilterra. Per non parlare degli ulivi che già da qualche anno sono tornati in Piemonte e che, pian piano, visto il clima mite, si stanno diffondendo sempre più in tutta l’Italia settentrionale.

In termini di mercato, l’impiego di biostimolanti appare particolarmente efficace per il miglioramento delle caratteristiche qualitative delle produzioni.

Di qui in avanti, per stabilirsi nel mercato occorrerà incidere in maniera significativa su pezzatura, colore, contenuto di nutrienti e aumento della shelf-life dei prodotti e insieme sulle caratteristiche nutraceutiche degli stessi.

Agricoltura e Circular Economy

Di fatti, nel 2015 la Comunità Europea è stata elaborata nell’ambito della Circular Economy un piano d’azione con lo scopo di stimolare la competitività dell’Europa a livello internazionale, promuovere una crescita sostenibile e sostenere aziende innovative che attraverso la riduzione dei rifiuti e l’efficientamento energetico sarebbe potute passare da un modello economico lineare a uno circolare . Come prevedibile, l’agricoltura è stato uno dei primi settori interessati da questo cambiamento. In particolare nell’ambito delle imprese produttrici di fertilizzanti, visto che molti dei sottoprodotti di origine organica hanno un contenuto di nutrienti utilizzabili proprio grazie ai fertilizzanti che ne sono tornati nel circolo.

Questa spinta dovuta alla Circular Economy ha creato anche nuove opportunità di mercato. Prevedendo norme standardizzate e verificate che individuano questi materiali non più come rifiuti organici, ma come fertilizzanti, questa strategia ha infatti permesso di abbattere le barriere legali e amministrative che impedivano la loro circolazione e riqualificazione (legata anche alla presenza nei biostimolanti di principi attivi che agiscono sul metabolismo delle piante).

biostimolanti

L’Europa dei biostimolanti verso il Green Deal

Adesso si prefigura comunque un altro scenario, quello legato al Green deal, l’insieme di iniziative politiche portate avanti dalla Commissione europea volto a raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. Iniziative che si traducono, per quanto riguarda il settore dei biostimolanti, nella cosiddetta “Farm to fork”, una strategia agricola che prevede la riduzione entro il 2030 del 20% di fertilizzanti e un aumento della superficie agricola destinata all’agricoltura biologica del 25% di tutta Europa.
Come suggerisce il nome, è passare dal produttore al consumatore con grande attenzione sulle necessità dell’agricoltore che è chiamato a produrre derrate agricole sicure e in modo sostenibile. Aspetto che costituisce un’opportunità notevole per il settore dei biostimolanti, dato che questi prodotti svolgono un ruolo di prim’ordine nell’efficienza dell’alimentazione.

Prima del Green Deal il settore era normato dalla legge 2003/2003 che disciplinava solo a livello europeo i concimi minerali. Per quanto riguarda l’Italia, invece, è attualmente in vigore il decreto legislativo n. 75 del 2010 che norma tutte le altre tipologie di fertilizzanti, rappresentando di fatto una delle regolamentazioni più evolute, grazie anche alla presenza di prodotti dall’azione specifica e di biostimolanti con 10 denominazioni tipo.

A fronte del nuovo regolamento europeo, che entrerà in vigore il 16 luglio 2022, in Italia come in tutti gli altri Paesi dell’Unione sarà necessario armonizzare la norma nazionale con quella europea proprio per individuare quali sono le definizioni di biostimolanti più congeniali. Esistono infatti biostimolanti microbici, costituiti da microrganismi riconosciuti per la loro azione fertilizzante, e biostimolanti più tradizionali che non contengono microrganismi di origine organica o minerale.

Per quanto riguarda i claim, quelli autorizzati devono essere necessariamente verificati e validati secondo dei metodi standard prima di essere associati a un biostimolante destinato al mercato. In tal senso, anche l’etichettatura dei prodotti sarà molto più dettagliata. Essendo i prodotti molto tecnici, sarà infatti necessario dare istruzioni ben precise anche sulle modalità di impiego.

Un aspetto importante della nuova normativa è poi quello legato al concetto di dual use che ancora genera molta confusione.

È importante chiarire che uno dei componenti di un fertilizzante, una seconda del dosaggio e dell’impiego, può avere sia un’azione fertilizzante sia di difesa, determinando così la formazione di una sostanza dual use. Da tale sostanza, però, deriverà un prodotto che non avrà più un duplice utilizzo. Per cui, se si tratta di un biostimolante o di un fertilizzante questo prodotto dovrà agire esclusivamente sull’alimentazione, se invece questa sostanza dual use o altre sostanze ad azione di difesa sono preminenti, determinando un prodotto finito con un’azione marcatamente di difesa, questo deve rientrare in una normativa di fitofarmaci. Più semplicemente, pur esistendo sostanze dual use, non potranno esistere prodotti dual use.
Con il nuovo regolamento, inoltre, non sarà possibile inserire indicazioni di protezione delle piante né aggiungere intenzionalmente fosfonati. Qualora, però, il fosforo fosse un nutriente dichiarato, dovrà comunque essere presente sotto forma di acido fosforico e non di acido fosforoso.

Biostimolanti, i passi da percorrere

Per concludere, è bene sottolineare gli step ancora necessari al pieno inserimento dei biostimolanti nelle attività produttive. Infatti, sebbene già valutati per essere implementati nel nuovo regolamento, i passaggi che occorre ancora compiere sono diversi: l’armonizzazione standard per le prove e gli aspetti analitici dei biostimolanti, l’implementazione del regolamento europeo con la definizione delle parti lasciate ancora in sospeso, l’accreditamento degli enti di certificazione (aspetto nel quale l’Italia registra già un ritardo), le etichette al fine di renderle conformi ai parametri richiesti e infine l’introduzione di questi prodotti anche tra gli agricoltori, tra i principali attori coinvolti nelle nuove strategie europee e nel mondo ancora tutto da scoprire dei biostimolanti.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

 

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