Biocontrollo, biosoluzioni e lotta biologica sono tutti termini diventati molto popolari negli ultimi anni. Ma cosa si intende esattamente con questi termini e perché stanno avendo così successo? E come stanno venendo classificate e regolamentate le tecniche e i prodotti coinvolti? Ne abbiamo parlato con Flavio Lupato, Direttore generale Koppert Italia nello Speciale Biocontrollo di Fruit Journal.
Le soluzioni di biocontrollo sono strategie basate su prodotti a base di organismi viventi o sostanze di origine naturale.
Tali strategie sono in grado di controllare patogeni e parassiti agricoli in modo efficace e naturale con un impatto ambientale vicino allo zero e lasciando pochi o zero residui sulla coltura.
Questi prodotti sono suddivisibili in 4 macro categorie:
- macrorganismi – insetti, acari e nematodi utili;
- microrganismi – virus, funghi e batteri efficaci contro patogeni e parassiti;
- sostanze naturali – estratti e derivati di origine vegetale, microbica, animale o minerale;
- semiochimici – sostanze naturali emesse da vari organismi per comunicare tra loro come feromoni e allelochimici.
Al momento la prima categoria non è regolamentata, mentre i prodotti che ricadono nelle altre 3 sono classificati come fitofarmaci e devono sottostare ai medesimi requisiti registrativi. A loro volta i prodotti registrati sono ulteriormente suddivisi in base alle loro caratteristiche (bioinsetticidi, biofungicidi, biostimolanti, etc.).
Per quanto riguarda il perché si stia andando così decisamente in questa direzione, le spiegazioni sono molteplici.
Consumatori e GDO premono da tempo per una riduzione della quantità e del numero di prodotti di sintesi usati in agricoltura e dei loro residui sui prodotti agroalimentari allo scopo di limitarne l’impatto sull’ambiente e sulla salute umana. Diverse normative italiane ed europee come il Green Deal hanno inoltre l’obiettivo di ridurre drasticamente i quantitativi di fitofarmaci utilizzati entro il 2030.
La riduzione del numero e delle quantità utilizzabili di fitofarmaci di sintesi sta tuttavia incontrando resistenze da parte del mondo agricolo e delle associazioni di categoria, preoccupati di rimanere senza strumenti adeguati per proteggere le loro colture. La ragione principale è l’assenza di alternative ai prodotti da sostituire. Le soluzioni di biocontrollo sono evidentemente un tassello essenziale di questo piano, ma devono percorrere un lungo iter normativo prima di esser autorizzate. Tutti i fitofarmaci in Europa al momento sono regolamentati dal Regolamento CE n. 1107/2009, il che significa che l’autorizzazione di un nuovo prodotto, sia naturale che di sintesi, richiede circa 10 anni. E questo nonostante i prodotti naturali rientrino alla perfezione in strategie di difesa biologiche e integrate e rappresentino un enorme passo avanti in termini di sostenibilità.

Evoluzione del mercato globale del biocontrollo in milioni di dollari ($)
Una delle principali battaglie portate avanti da tempo da IBMA GLOBAL (International Biocontrol Manufacturers’ Association, con più di 230 membri attivi tra cui Koppert) e dalle sue filiali nazionali è infatti lo snellimento e l’accelerazione della burocrazia e dell’iter normativo necessari a immettere sul mercato nuovi mezzi di biocontrollo. Ad oggi, dalla progettazione all’effettivo utilizzo in campo di un nuovo prodotto passa un intervallo di tempo troppo lungo per poter essere sostenibile dal mercato e dalle aziende. Al momento sono circa 150 i prodotti in attesa di autorizzazione. Questo è un limite evidente dal momento che per ridurre l’uso di fitofarmaci di sintesi senza compromettere la capacità produttiva dell’agricoltura europea è essenziale avere prodotti alternativi a disposizione. La comparazione è ancora più impietosa quando si considerano i percorsi registrativi in altri paesi: in Brasile, Canada e USA dalla presentazione all’approvazione di un dossier passano in media circa 2 anni.
Diversi studi indipendenti (condotti tra gli altri dalla Wageningen University olandese) evidenziano queste problematiche sottolineando che, a meno di cambi di rotta nel breve periodo, sarà impossibile rispettare gli ambiziosi obiettivi del Green Deal europeo. Questi infatti prevedono, già nel 2030, una riduzione del 50% degli agrofarmaci di sintesi e un 25% dei terreni ad agricoltura biologica. Ciò significherebbe perdere una grande occasione per trasformare il sistema alimentare europeo, rendendolo più sano, equo e sostenibile.
Al fine di ottimizzare l’intero processo e permettere una più rapida trasformazione del comparto, i produttori di biosoluzioni riuniti in IBMA stanno perciò portando avanti alcune richieste tra cui:
- differenziazione dell’iter registrativo tra le sostanze di sintesi e quelle naturali così da non avere gli stessi obblighi per categorie di prodotti radicalmente diverse;
- definizione chiara dei mezzi di biocontrollo a livello europeo e predisposizione di linee guida IPM che diano la precedenza alle soluzioni biologiche rispetto ai fitofarmaci di sintesi;
- semplificazione delle procedure per la registrazione delle seconde per poter disporre di nuovi mezzi di biocontrollo in tempi più rapidi;
- predisposizione di valutatori esperti dedicati specificatamente ai mezzi di biocontrollo per un monitoraggio in campo e un coordinamento all’interno di autorità competenti e istituzioni;
- formazione di agricoltori e tecnici nell’uso di tecniche IPM e di biocontrollo e adeguata comunicazione in proposito nei confronti di tutte le parti interessate;
- facilitazione nell’ottenimento di autorizzazioni temporanee/eccezionali per mezzi di biocontrollo;
- misure volte a favorire l’uso e la diffusione del biocontrollo come riduzione della tassazione e incentivi economici.

“Piramide delle priorità” delle strategie di difesa integrata (IPM)
Molte di queste richieste sono incluse in decisioni già prese o in corso di approvazione da parte delle autorità europee. All’interno del Green Deal europeo, l’ambizioso piano che mira a rendere l’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, vi sono svariate iniziative. Una tra queste è il SUR (Sustainable use of Plant Protection Products), un piano destinato a rimpiazzare i precedenti regolamenti e accelerare la transizione ecologica. Nella pratica ciò significa obiettivi chiari e vincolanti nella riduzione dei fitofarmaci, soprattutto se ad alto rischio, spinta alla transizione verso strategie di difesa biologica o integrata e regole più stringenti nell’uso e nella vendita dei fitofarmaci. L’approvazione definitiva di queste norme a livello europeo è attesa entro la fine dell’anno.
Le principali sfide che si presentano in questa fase sono:
- ritardi nell’approvazione delle norme legati alla richiesta di ulteriori valutazioni;
- obiettivi eccessivi in quanto troppo ottimistici e non realizzabili nella pratica;
- mancanza di una definizione chiara ed esaustiva delle tecniche di biocontrollo;
- assenza di incentivi all’uso di tecniche di biocontrollo al posto di fitofarmaci di sintesi;
- definizione di IPM che può favorire l’uso di fitofarmaci di sintesi in determinate condizioni.
L’approvazione di pacchetti di questo tipo sarebbe comunque una fortissima spinta per il mercato del biocontrollo europeo. Sulla base delle previsioni attuali ci si aspetta un picco di crescita già per i prossimi 5-10 anni. Da notare che questo si baserebbe non su una forzatura del mercato, ma semplicemente sull’incentivare e accelerare processi già in corso da tempo come la crescita dell’agricoltura biologica e la riduzione dell’uso di fitofarmaci di sintesi.
Oggi il settore del biocontrollo non può operare al meglio in Europa, e questo comporta gravi conseguenze come una minore riduzione degli input chimici e ridotta competitività per l’intero settore agricolo. Se le leggi che regolamentano le tecniche di biocontrollo non verranno modificate a breve, ciò avrà un profondo impatto sulla produzione di cibo nell’Unione Europea. La soluzione a breve termine, già in discussione a livello europeo per agevolare il Green Deal, è quella di modificare il processo registrativo semplificandolo e rendendolo più veloce per i prodotti di origine biologica utilizzabili per il biocontrollo. Il passo successivo – necessario, ma meno rapido – sarà invece quello di superare completamente l’attuale iter implementando le modifiche sopra menzionate.
A CURA DI: Flavio Lupato
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