Agricoltura biodinamica: principi e caratteristiche

Basato su pratiche pseudoscientifiche, il biodinamico è un e punta al raggiungimento di un maggiore equilibrio fra pratiche agronomiche ed ecosistema

da Redazione FruitJournal.com
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Dopo aver analizzato il sistema di produzione biologica e integrata, approfondiamo l’agricoltura biodinamica, un metodo agricolo legato a una visione spirituale della natura che punta al raggiungimento di un maggiore equilibrio fra pratiche agronomiche ed ecosistema.

In parte legata all’agricoltura biologica, l’agricoltura biodinamica si basa su pratiche pseudoscientifiche legate a una visione spirituale della natura con l’obiettivo di apportare benefici alla produzione agricola, in particolare al cibo, rendendola in maggiore equilibrio con l’ecosistema terrestre.

Per questo, alle tecniche dell’agricoltura biologica, vengono spesso affiancati alcuni concetti dell’omeopatia (pratica di medicina alternativa che può essere applicata, oltre che sull’uomo, anche su animali e piante). Tuttavia, gli studi finora condotti non hanno rilevato significativi miglioramenti in termini di qualità tra i prodotti biodinamici e quelli biologici.

A differenza dell’agricoltura tradizionale, questo tipo di produzione dovrebbe quindi offrire una migliore qualità dei frutti. Vengono per questo impiegati concimi del tutto naturali e che favoriscono lo sviluppo della biodiversità animale e vegetale. Al contrario, non sono ammesse sostanze di sintesi come i concimi artificiali. Per tali ragioni, la biodinamica esclude l’utilizzo di qualsiasi innovazione scientifica o tecnologica riconducibile alla rivoluzione verde.

Restando sul piano pratico, il metodo biodinamico segue fondamentalmente due principi: il compostaggio e le fasi lunari.

Aspetto – quest’ultimo – che testimonia la natura pseudoscientifica dell’agricoltura biodinamica. È bene comunque sottolineare che nell’ambito strettamente scientifico rientrano pratiche come il sovescio, che prevede l’interramento di particolari piante a scopo fertilizzante e la rotazione della coltura.

Per ottenere la certificazione biodinamica risulta, però, fondamentale adottare una pratica specifica. Questa consiste nello spruzzare sul terreno “preparati biodinamici”, ottenuti da letame, polvere di quarzo o sostanze vegetali, in diluizioni infinitesimali, al fine di aumentare la fertilità del terreno.

In ogni caso, nonostante le resistenze della comunità scientifica, in Italia continuano a crescere le aziende che decidono di seguire questa metodologia.

Oggi, infatti, sono oltre 4.500 le realtà agricole che hanno deciso di seguire le teorie dell’agricoltura biodinamica. Dati che fanno slittare il Paese al terzo posto in Europa per numero di aziende convertite al biodinamico, con Trentino Alto Adige in testa alla classifica nazionale. Insomma, una realtà da non sottovalutare, specie se si guarda al mercato internazionale, dove il metodo biodinamico continua ad accrescere la sua popolarità e trovare consensi.

Proprio nel 2020, infatti, l’agricoltura biodinamica ha mostrato dati di export migliori rispetto a tutto il resto del comparto agricolo, rafforzando la sua diffusione nelle piazze estere più remunerative. La quasi totalità della produzione, il 95%, ha infatti raggiunto mercati di pregio come quelli di Germania e Centro Europa, Paesi Scandinavi, Gran Bretagna, Stati Uniti e Giappone.

Complessivamente, nel 2020 la crescita del mercato estero per i prodotti biodinamici italiani è stata del 14%, mentre è stata del 9% per il mercato interno.

L’export risulta dunque un fattore trainante per il settore biodinamico, in particolare se il suo tasso di crescita viene paragonato a quello del comparto primario.

Inoltre, secondo l’ultima indagine sulla biodinamica pubblicata sul Bioreport 2018, il fatturato medio per ettaro di un’azienda certificata biodinamica risulta essere di 13.309 euro, di gran lunga superiore sia alla produzione lorda vendibile di un’azienda biologica (2.441 euro), sia a quella di un’azienda convenzionale (3.207 euro). Un dato di cui tenere conto, visto che l’Italia si è confermata anche nel 2020 primo Paese in Europa per valore aggiunto in agricoltura, pari a 31,3 miliardi di euro.

Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com

 

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