Manodopera, per le imprese agricole un problema annuale

Il lavoro stagionale nell'agricoltura, tra differenze di genere, età e territorio

da uvadatavoladmin
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La sostenibilità sociale è uno dei temi più scottanti dell’agricoltura dei nostri giorni, in particolar modo tutto ciò che circonda il mondo della manodopera. Un problema con cui, ogni anno, migliaia di produttori e aziende agricole hanno a che fare.

Il rapporto “AGRIcoltura100” di Confagricoltura fotografa la situazione italiana soffermandosi su vari ambiti oltre la manodopera, come la salute e l’assistenza, previdenza e protezione, sicurezza sul lavoro, valorizzazione del capitale umano, diritti e conciliazione, integrazione sociale e inclusione lavorativa. 

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La manodopera stagionale: più al Sud e nelle grandi imprese

Tra le componenti essenziali legate alla qualità dello sviluppo delle imprese agricole c’è l’indice di qualità del lavoro, che viene calcolato misurando le quote di lavoro stabile di occupazione femminile e giovanile. Da anni a fare da padrone è il lavoro stagionale o saltuario, un fattore che è diventato strutturale tra le imprese agricole. Il 62% di queste lo utilizza, con una componente maggiore al Sud (67,8% del totale). Una pratica scelta perlopiù da grandi aziende e operanti su scala internazionale, che superano oltre un milione di fatturato.

Le quote di imprese che utilizzano lavoratori stagionali è maggiore nel segmento delle grandi imprese rispetto a quelle più piccole, mentre in totale la quota supera la metà degli addetti per più di un terzo delle imprese agricole. Le coltivazioni in cui si fa un utilizzo maggiore di manodopera saltuaria riguardano le fruttifere, per il 55,9%, le ortive con il 51,8%, l’olivicoltura per il 51,6% e infine la vitivinicoltura per il 46%. 

I problemi tra gender gap, fattore età e reclutamento

Dal report emerge che l’agricoltura italiana presenta una scarsa presenza di donne e di giovani. Soltanto il 16% delle imprese agricole ha una quota di occupazione femminile almeno pari al 50% dei lavoratori. Il 58% delle imprese, invece, impiega una quota di donne inferiore al 25% dei lavoratori. Una situazione analoga per i giovani. Solo il 35,7% delle imprese ha una percentuale di giovani sotto i 35 anni superiore al 25% degli addetti. Le imprese che ne fanno più uso sono le grandi e medie, con un fatturato superiore ai 500mila euro. 

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Fonte Confagricoltura

Un altro problema cruciale delle imprese agricole è la difficoltà nel reperire le figure giuste e con competenze qualificate mentre emerge più in generale un crescente disallineamento tra la domanda e l’offerta. Il lavoro stagionale è utilizzato da più di sei imprese agricole su dieci con quote maggiori, come detto, nei comparti fruttifero, dell’olivicoltura e del vitivinicolo. La presenza di manodopera stagionale è limitata nelle piccole attività con meno di cinque addetti, mentre supera l’80% in quelle di medie e grandi dimensioni. In linea di massima, per più della metà delle imprese agricole questo comporta conseguenze più o meno gravi sulla raccolta e sulla produzione. 

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Fonte Confagricoltura

Le difficoltà maggiori si presentano in particolare per le modalità di reclutamento. Per la quasi totalità delle imprese agricole avviene in maniera autonoma, tramite il passaparola o segnalazioni varie. Una minima parte, quattro su cento, si appoggia ai centri per l’impiego, due su cento invece a società specializzate nella ricerca di personale, infine meno del 2% utilizza servizi o piattaforme gestite da enti pubblici o associativi. 

La questione nazionalità: un quinto sono extra-UE

Sul versante nazionalità della manodopera, dal report si evince come il 68% di questa è composta da operai di nazionalità italiana, un dato che conferma in ogni modo la partecipazione della popolazione locale alle imprese agricole. L’11% dei lavoratori stagionali invece proviene dai Paesi UE, mentre il restante 21% da Paesi extra-UE. Risulta evidente quindi il carattere transnazionale del mercato del lavoro agricolo in Italia, in cui ha comunque un ruolo importante la mobilità intraeuropea, mentre si conferma in aumento il numero dei lavoratori extracomunitari impiegati nei campi. I lavoratori stagionali svolgono principalmente attività di campo per il 95%, mentre per la restante percentuale mansioni che riguardano l’amministrazione o il commerciale. Un fattore sicuramente positivo è quello della manodopera eterogena, una ricchezza per il Paese, a cui però non sempre corrispondono politiche di integrazione sociale e di qualificazione professionale.

Silvio Detoma
© fruitjournal.com

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