Non si arresta la battaglia di una parte dei produttori di bergamotto in Calabria. Gli agricoltori della Locride (Reggio Calabria) sono sul piede di guerra ormai da mesi dopo l’interruzione da parte della Regione Calabria dell’iter per il riconoscimento del marchio Igp (indicazione geografica protetta).
Dopo lo stop repentino, il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e l’assessore regionale all’agricoltura, Gianluca Gallo, hanno infatti pensato che la strada migliore per il bergamotto fosse il perseguimento finale del marchio Dop (denominazione di origine protetta) anche per il frutto e non quindi la conclusione di tutto il percorso per l’Igp.
La questione della Dop
Nel 2001 venne istituita, con decreto dell’Unione Europea, la Dop “Bergamotto di Reggio Calabria – olio essenziale”. Il documento europeo contiene il disciplinare di coltivazione del frutto, delle lavorazioni per l’estrazione dell’olio essenziale e della sua commercializzazione. Indica, inoltre, l’Organismo preposto al controllo e alla certificazione di qualità e genuinità del prodotto dopo una serie di analisi specifiche.
Ezio Pizzi, presidente del consorzio del bergamotto di Reggio Calabria Dop, sostiene che la Dop avrebbe un valore commerciale e una capacità di tutela molto più alta rispetto all’Igp. “Accettare oggi un riconoscimento per il frutto come Igp sarebbe dequalificante per un prodotto che merita quel grado di valore che solo i prodotti più pregiati, le cosiddette eccellenze italiane, meritano” – ha dichiarato Pizzi. “Il primo obiettivo è ottenere la qualificazione Dop anche per il frutto, e noi aspettiamo che il Ministero, la passi all’Unione Europea per l’ultimo passaggio”.
La battaglia per il marchio Igp
A sostenere da anni la battaglia per l’Igp, invece, è Giuseppe Falcone, a guida del Comitato spontaneo bergamotticoltori reggini. “Due anni e mezzo fa, quando è iniziato l’iter per il riconoscimento del marchio Igp, la Regione aveva dato parere positivo” – ha spiegato Falcone. “Con l’approvazione del disciplinare da parte del Ministero, la Regione ha deciso di non procedere con l’audizione pubblica, con produttori, trasformatori e portatori di interesse che avrebbe dovuto sancire e fare proprio il riconoscimento così come regolato in ambito ministeriale, e si è orientata per il riconoscimento del marchio Dop”. La procedura per la richiesta del riconoscimento del marchio Igp è molto lunga. Nello specifico, per il bergamotto, è durata al momento 2 anni, 6 mesi e 7 giorni.
In particolare, secondo Giuseppe Falcone, per gli agricoltori e le associazioni di categoria l’ipotesi Dop si sarebbe rivelata un bluff “ridicolo e pericolosissimo”. “Questa è una storia dall’imbarazzante drammaticità e superficialità – prosegue – che farebbe sorridere se non fosse che si sta continuando a danneggiare fortemente i bergamotticoltori i quali sono da sempre soggetti alla concorrenza sleale a causa dell’introduzione e utilizzo di bergamotto proveniente da altre province e regioni in un periodo di crisi conclamato”. Secondo il comitato spontaneo bergamotticoltori l’ottenimento del marchio Igp, per i coltivatori reggini, potrebbe essere l’unica strada per la necessaria tutela del prodotto, visto che il suo disciplinare prevede che tutte le fasi lungo la filiera si svolgono nell’area vocata proprio come per una Dop. Con l’Igp, inoltre, si darà subito la possibilità di commercializzare con un marchio di qualità sganciandosi dal giogo pluriennale dell’industria dell’olio essenziale che fa cartello per fissare il prezzo annuale del frutto.
La protesta dei bergamotticoltori
Non solo numerose iniziative di sensibilizzazione sostenute da associazioni di categoria e sigle sindacali, ma anche dai sindaci del territorio, della Città metropolitana, vari rappresentanti politici e, per ultimo, anche interrogazioni in Consiglio regionale. Tra le associazioni di categoria, Copagri Calabria, Liberi agricoltori-Anpa Calabria, Conflavoro agricoltura, Nuova unci Calabria, Usb lavoro agricolo e il Comitato dei bergamotticoltori reggini hanno chiesto al presidente Occhiuto e all’assessore Gallo di sostenere e far ripartire l’iter dell’Igp portandolo a conclusione e lavorare, successivamente in maniera unita, anche all’eventuale raggiungimento della Dop.
Falcone, poi, ha avanzato una critica nei confronti di alcuni studi dell’Università di Reggio Calabria che avrebbero dovuto consentire l’estensione dei disciplinari della Dop oltre il solo olio essenziale fino al frutto. Il presidente del Comitato ha inoltre bollato la documentazione obbligatoria necessaria all’approvazione del marchio Igp scarna. “Stiamo organizzando la terza assemblea pubblica nella quale faremo emergere quelle ulteriori criticità che rendono la Dop irrealizzabile nell’immediato – ha detto ancora Falcone – siamo fiduciosi che il governatore Occhiuto vorrà mettere fine positivamente a questa querelle per il bene degli agricoltori e dell’intera filiera bergamotticola, fiore all’occhiello dell’intera Calabria”.
Bergamotto, l’oro della Locride
L’agrume viene coltivato, a livello mondiale, per più del 90% in provincia di Reggio Calabria, in cinquanta comuni che si estendono da Villa San Giovanni a Monasterace per 1500 ettari. La restante parte viene coltivata, invece, in Costa d’Avorio. Il bergamotto, conosciuto scientificamente come Citrus bergamia, è della famiglia delle Rutacee e produce un agrume della grandezza di un limone, dalla forma rotonda e il colore tra il verde e giallo, dal sapore amaro e il profumo intenso. La piantumazione avviene tra novembre e marzo e hanno necessità di potature regolari, oltre ad un’irrigazione costante nei mesi estivi. Le varietà sono tre: il più produttivo è il Femminiello, poi c’è il Castagnaro che produce frutti più grossi e rugosi e infine il Fantastico, con la forma dei frutti simili a una pera.
Silvio Detoma
© fruitjournal.com