Xylella: tensioattivi per contrastarla

Dalla ricerca una soluzione ‘ecosostenibile’ nella lotta agli stadi giovanili dei vettori con tensioattivi non pericolosi

da uvadatavoladmin
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Gestire gli stadi giovanili dei vettori per contrastare l’invasione di Xylella fastidiosa: questo l’obiettivo del progetto regionale REFIN (Research for Innovation) dedicato ai metodi, mezzi e dispositivi per limitare l’azione del batterio.

Ormai prossimo alle conclusioni, lo studio – condotto dal dr. Valenzano, assegnista di ricerca presso l’Università di Bari – mira a individuare meccanismi d’azione alternativi e meno impattanti delle lavorazioni del terreno per la gestione degli stadi giovanili di alcune specie di sputacchine della famiglia Aphrophoridae.

Gli stadi giovanili sono i bersagli di elezione perché poco mobili, quantizzabili, e non ancora infettanti. Controllare i vettori da giovani evita che essi possano trasmettere anche una sola volta in vita loro. Inoltre, recenti obiettivi annunciati dalla Comunità Europea e dalla sua Politica Agricola Comune 2023-2027 scoraggiano o impediscono le lavorazioni del terreno primaverili, altrimenti obbligatorie.
Di qui il lavoro del dr. Valenzano, condotto nei terreni dell’Azienda Martucci UNIBA, dell’IPAB Soleto, e dell’Istituto Tecnico Pantanelli Monnet di Ostuni.

Dopo accurati screening di laboratorio per selezionare alcuni mezzi di controllo in grado di gestire gli stadi giovanili e le prove di campo per quantificarne l’efficacia, il risultato delle tesi di tensioattivi non pericolosi, dosati al 3%, ha indicato una efficacia utile al controllo degli stadi giovanili dei vettori. I dati raccolti hanno mostrato, infatti, un abbassamento delle schiume osservate/m2 fino a -99% circa rispetto al testimone trattato con acqua (p≥0.01).

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Screening in laboratorio con metodo “Spittle-island” – Fonte: Università degli studi di Bari

Lo studio lascia dunque ipotizzare la possibilità di contrastare i vettori di Xylella con l’utilizzo di tensioattivi non pericolosi.

Un’alternativa sostenibile e innovativa alle dispendiose lavorazioni del terreno, in linea con la prospettiva comunitaria: mitigando la distribuzione di ICS, l’impronta di carbonio delle lavorazioni meccaniche, e promuovendo l’evoluzione della sostanza organica nel terreno.

Come sottolineato dall’Università, il funzionamento dei tensioattivi nel controllo degli stadi giovanili di Aphrophoridae è attualmente sconosciuto, e risulterebbe un primo caso nel suo genere per il controllo di artropodi non acquatici. La sostanza potrebbe distruggere l’interfaccia con il film liquido durante gli scambi gassosi respiratori, tale meccanismo sarebbe alternativo a quello già riportato in letteratura scientifica riguardo l’utilizzo di tensioattivi nel controllo delle larve acquatiche di zanzare.

“Future valutazioni dovranno essere fatte sul reale impatto verso il suolo, le piante e l’entomofauna. Sebbene sperimentale, questo meccanismo d’azione – spiegano dall’Ateneo – potrebbe generare una nuova opzione nel controllo sostenibile degli stadi giovanili degli Aphrophoridae”.

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