Produzione limitata e prezzi all’origine in aumento: questo, in sintesi, il profilo con cui si va delineando la campagna delle arance italiane 2023.
A renderlo noto l’ultima ricognizione realizzata da ISMEA relativamente alla prima parte della campagna produttiva e commerciale delle arance italiane 2023.
Come si legge nel report, per quanto concerne l’Italia, una prima stima indica per il 2022/23 una produzione di arance di circa 1,3 milioni di tonnellate con una riduzione del raccolto compresa tra il 25 e il 30% rispetto all’anno precedente. L’offerta è soddisfacente in termini di qualità e calibro dei frutti e anche le partite con un calibro più piccolo, vista la carenza di prodotto, trovano agevole collocamento sui mercati.
Dal punto di vista organolettico, il prodotto si presenta eccellente con un rapporto equilibrato tra acidi e zuccheri, in linea con le aspettative dei consumatori.
A incidere negativamente, dal punto di vista agronomico, l’andamento climatico sfavorevole che – già a partire da fine gennaio 2022 e poi anche a fine maggio – ha compromesso giovani germogli e boccioli, colpiti dalle gelate. Un aspetto che ha quindi determinato una pesantissima riduzione della carica di frutti per pianta e quindi della resa per ettaro.
Arance italiane: il mercato all’origine
Come anticipato, la limitata offerta di prodotto sul mercato favorisce un aumento dei prezzi all’origine che coinvolge le principali piazze e le varietà più importanti. Più in dettaglio, per le arance del gruppo Navel la situazione è molto diversa a seconda delle principali aree di produzione. In Calabria, si registra una forte crescita dei listini all’origine sia rispetto alla campagna precedente sia rispetto al dato medio delle ultime tre campagne. In Sicilia, sulla piazza di Catania, dopo il buon esordio di novembre si è verificata una contrazione delle quotazioni che sono tornate ai livelli della campagna precedente, ma comunque al di sopra del dato medio delle ultime tre campagne. Di contro, in Puglia, sulla piazza di Taranto si registrano prezzi medi mensili in calo sia rispetto alla campagna precedente, sia rispetto al dato medio delle ultime tre campagne.
Dal punto di vista delle varietà, invece, la campagna 2022/23 delle arance italiane registra prezzi all’origine superiori sia su base annua, sia triennale per la cv Moro a Catania, per il Tarocco gallo a Siracusa, per il Tarocco comune a Catania, per il Washington navel ad Agrigento. Infine, il Tarocco nucellare a Catania ha quotazioni stabili rispetto alla campagna precedente, ma più alte in confronto al prezzo medio delle ultime tre campagne.
Criticità di un comparto
Oltre alla congiuntura sfavorevole in termini produttivi e alle complicazioni dettate dal clima, come si legge nel report, a pesare sull’andamento della campagna sono anche i limiti strutturali insiti nel settore agrumicolo nazionale.
“La filiera produttiva, infatti, è concentrata in poche aree geografiche, con i due terzi delle arance prodotte in tre aree del Meridione: a Catania insiste circa un terzo della produzione nazionale, a Siracusa circa un quinto e nella provincia di Reggio Calabria il 10%. A livello di produzione, l’eccessiva frammentazione della maglia poderale (la dimensione media delle aziende agrumicole è di 3 ettari) e la persistenza di impianti poco moderni e razionali determinano una minore produttività, una scarsa resistenza alle fitopatie (in particolare al virus della Tristeza) e un calendario di raccolta più breve rispetto ai nostri diretti competitor spagnoli”.
Non va meglio dal punto di vista commerciale, dove permane la scarsa propensione degli agricoltori ad associarsi in cooperative e OP, limitando così l’attuazione di politiche economiche settoriali efficaci.
In compenso, stando ai dati Istat, cresce – seppur limitatamente – il potenziale produttivo nazionale che ora ammonta a circa 84mila ettari. Inoltre, sebbene diminuita dello 0,6% su base annua nel 2022, la superficie in produzione è cresciuta dello 0,4% rispetto al dato medio dell’ultimo triennio. A trainare sono le regioni del Mediterraneo, con la Sicilia prima regione per superficie investita ad arance (circa i due terzi del totale nazionale), nonostante le flessioni registrate nelle province di Catania (-1.000 ettari in produzione rispetto al 2021) e Agrigento (-500 ettari). Segue la Calabria con circa il 21% di superficie in produzione sul totale nazionale e un incremento del potenziale produttivo rispetto al dato medio dell’ultimo triennio. Chiude la Puglia con circa il 5% della superficie nazionale investita ad arance e un interessante aumento degli investimenti di circa 500 ettari concentrati per lo più nella provincia di Taranto.
Ilaria De Marinis
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