In Italia sono circa 25mila gli ettari destinati alla produzione di pomodoro da mensa e di questi più di 7mila sono adibiti alla coltivazione in serra. Si tratta di un dato interessante soprattutto se si considera il ruolo che l’Italia gioca a livello globale con gli altri Paesi produttori di pomodoro. A ciò si aggiunge l’importanza di monitorare e conoscere i continui cambiamenti che si registrano negli scenari del comparto ortofrutticolo. Sempre più Paesi si affacciano alla coltura.
Tra questi spicca l’Uzbekistan che, secondo dati recenti, nel 2022 ha incrementato del 26% la sua coltivazione di pomodoro in serra.
Attualmente nel paese asiatico sono 6.300 gli ettari totali destinati alla produzione di pomodoro in serra, rappresentando così il 70% del totale produttivo uzbeko. Percentuale decisamente superiore rispetto a quella italiana, dove – nonostante i superiori volumi di pomodoro prodotti – la produzione in serra rappresenta solo il 28% del totale. In tal senso, l’apertura alle innovazioni riscontrata nel paese asiatico appare sicuramente maggiore e deve far riflettere i produttori italiani che percepiscono l’agricoltura come un settore ormai stanco.
A ben vedere, infatti, la coltivazione di pomodoro in serra pone interessanti opportunità, tra cui la possibilità di vendere il prodotto tutto l’anno e di controllare meglio i valori che concorrono alla sua qualità.
Sebbene questi fattori possano sembrare sinonimo di maggiore dispendio energetico, esistono soluzioni per produzioni in serra sostenibili. Considerato che la temperatura minima di germinazione per il pomodoro è di circa 12-13 °C e che per fruttificare sono necessarie temperature di almeno 22-25 °C, è necessario riscaldare l’ambiente. Casi di aziende di successo, per esempio, effettuano il riscaldamento mediante l’acqua calda residua prodotta da centrali bio-gas, così come si servono di luci LED a basso consumo energetico per garantire l’abbondanza di luce nello spettro di quella utilizzabile dalla pianta.
Anche per quanto riguarda l’acqua, il pomodoro è una pianta esigente che, sebbene non tolleri bene elevati valori di umidità, preferisce irrigazioni regolari gestibili altresì con software di ultima generazione capaci di ridurre al minimo gli sprechi. La possibilità di controllare questi parametri, tra cui quelli climatici, produce quindi effetti positivi anche dal punto di vista fitosanitario, ponendosi in continuità con le strategie di lotta biologica e integrata.
Per la realizzazione di una serra destinata alla produzione di pomodoro, altrettanto fondamentale risulta poi la varietà.
La scelta varietale, se ben fatta, può infatti produrre effetti positivi non solo di tipo commerciale, ma anche colturale agevolando la gestione agronomica.
I vantaggi della coltivazione in serra sono tanti e soprattutto consentono di perseguire gli obiettivi di sostenibilità e risparmio energetico. A confermarlo anche uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Wageningen e dell’Università della Tasmania, secondo cui la produzione convenzionale di pomodoro in serra high-tech e la produzione biologica in serra low-tech meglio si avvicinano agli obiettivi dell’Agenda 2030.
Appare dunque evidente come ancora tanti siano gli scenari possibili. E questo anche in Italia, dove tuttavia ancora minore risulta la percentuale di pomodoro destinata alla produzione in serra.
Silvia Seripierri
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