Con Alessandro Gaetano Vivaldi, Professore Associato di Arboricoltura generale e Coltivazioni arboree, e Simone Garofalo, dottorando presso l’Università degli Studi di Bari, scopriamo RIUBSAL.
Come approfondito nell’ultimo numero della rivista, si tratta di un progetto che coinvolge l’areale salentino volto al trasferimento di tecnologie innovative finalizzate al riuso di acque reflue urbane affinate in frutticoltura.
Il riutilizzo di acque reflue in agricoltura cattura sempre più l’attenzione non solo del mondo scientifico, ma anche della politica.
Nel 2020, infatti, è stato approvato un regolamento europeo recante le prescrizioni minime per il riutilizzo dell’acqua. Lo scopo del regolamento è quello di favorire ulteriormente il riutilizzo, considerando che, attualmente, a praticarlo vi è solo un piccolo numero di Stati membri. L’indirizzo europeo sul tema è chiaro: “qualsiasi decisione di non praticare il riutilizzo dell’acqua dovrebbe essere debitamente giustificata sulla base dei criteri stabiliti nel presente regolamento e riesaminata periodicamente”.
Per le colture arboree l’acqua è di fondamentale importanza: regola il turgore cellulare, l’attività stomatica e svolge un ruolo fondamentale nella stabilizzazione delle produzioni. Considerando il necessario aumento della produttività agricola (dovuto alla costante crescita demografica mondiale) e l’importanza dell’acqua nei moderni sistemi frutticoli, oggi è dunque impensabile prevedere la progettazione e l’impianto di un moderno frutteto in asciutto, soprattutto in quegli areali caratterizzati da clima caldo-arido e condizioni di scarsità idrica, come l’areale salentino.
Conseguentemente, una gestione sostenibile, mirata ed efficiente della risorsa idrica è strategica.
Di fatto molte risorse sono spese per trattare gli scarichi e reimmetterli nell’ambiente. Infatti, gran parte delle acque reflue prodotte è reintrodotta nell’ecosistema senza poter essere riutilizzata. Pertanto, il riutilizzo di acque reflue affinate in agricoltura costituisce una strategia perseguibile e sostenibile anche per lo smaltimento, in un’ottica di salvaguardia ambientale. Il riuso assume altresì una efficace valenza agronomica ed economica, in quanto non solo rende disponibile una maggiore quantità di acqua a scopi irrigui, ma consente anche il riutilizzo di alcuni elementi (potenziali nutrienti per le piante) contenuti nei reflui, con importanti risparmi economici in termini di impiego di fertilizzanti.
Perseguendo l’obiettivo di incrementare la sostenibilità in agricoltura, è poi necessario volgere l’attenzione a tecniche di “irrigazione di precisione”: fornire cioè l’adeguato quantitativo di acqua alla coltura, in funzione della fase fenologica, al momento giusto e nel posto giusto (evitando, ad esempio, che sia umida anche la zona non esplorata dalla maggior parte radici assorbenti, per esempio – per l’olivo – oltre i circa 30-50 cm di profondità). É utile ricordare che l’irrigazione di precisione si fonda essenzialmente su sistemi di monitoraggio in continuo e sull’utilizzo, tra i diversi metodi, di sonde per la stima dell’umidità del suolo.
RIUBSAL: un progetto pilota
In tale contesto è stato avviato in Salento, in agro di Gallipoli (Le) il progetto pilota “RIUBSAL”, finanziato nell’ambito del Programma di Sviluppo Regionale della Regione Puglia, misura 16.2, del quale è responsabile tecnico-scientifico il Prof. Vivaldi Alessandro Gaetano (Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali, DISAAT – UNIBA). Il progetto Riubsal è volto al “trasferimento di tecnologie innovative finalizzate al riutilizzo di acque reflue urbane affinate in areali salentini colpiti da CoDiRO”. Le innovazioni proposte dal progetto consentiranno il risparmio di fertilizzanti di sintesi rispetto all’attuale regime di fertilizzazione applicato negli oliveti salentini e il risparmio di acqua per l’irrigazione.
Nell’ambito di questo progetto il Dipartimento di Scienze Agro Ambientali e Territoriali dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro effettua campionamenti e rilievi per il monitoraggio di due campi sperimentali, un melograneto (cv. Wonderful) e un oliveto (cv. Leccino), irrigati esclusivamente con acque reflue urbane affinate, provenienti dal depuratore di Gallipoli (Le).
L’oliveto è dotato di impianto di sub-irrigazione, garantito dall’installazione di ala gocciolante autocompensante e autopulente Netafim, con tecnologia As Xr resistente all’intrusione radicale e all’occlusione, sonde per il monitoraggio in continuo dell’umidità del suolo installate a 30 e 60 cm di profondità, nonché sonde per il monitoraggio in continuo della qualità delle acque reflue utilizzate per l’irrigazione.
Tutti i dati rilevati sono archiviati su cloud e fruibili on-line su piattaforma dedicata.
Difatti, tra gli scopi del progetto rientra anche lo sviluppo di un innovativo sistema di acquisizione dati per il monitoraggio e la gestione delle acque che, a partire dalla misura dei parametri qualitativi dell’acqua da destinare all’uso irriguo, consentirà la telegestione delle apparecchiature e degli impianti, permettendo cioè la gestione oraria o su richiesta da remoto dell’apertura e chiusura delle elettrovalvole per l’irrigazione e le funzioni di monitoraggio di tutte le misure acquisite e degli allarmi di sistema. Nello specifico, il sistema di monitoraggio è costituito da sonde, centraline di controllo, PLC, modem ed è alimentato da pannello solare. I due campi sono stati suddivisi in parcelle, secondo il protocollo sperimentale, per le quali saranno applicati piani di fertilizzazione differenti. Tale suddivisione ha lo scopo di valutare il reale impatto dell’utilizzo di acque reflue affinate sul risparmio in termini di fertilizzanti applicati in campo.
Il progetto RIUBSAL prevede non solo rilievi e campionamenti a terra, ma anche l’applicazione di moderne tecnologie di remote sensing per il monitoraggio delle colture.
Dall’inizio della stagione irrigua alla raccolta sono effettuati voli con droni allo scopo di ottenere mappe di indici spettrali comunemente utilizzati per il monitoraggio (ad esempio NDVI e OSAVI). Gli indici spettrali estratti dalle mappe vengono successivamente correlati ai parametri derivanti da rilievi e campionamenti effettuati a terra (per citarne alcuni: Chlorophyll Content Index, quantità di azoto nelle foglie, conduttanza stomatica, potenziali idrici).
Il risultato atteso più significativo sarà quello di definire strategie di gestione delle acque volte a favorire il riuso irriguo delle acque non convenzionali in areale salentino, aumentando le possibilità di praticare una moderna frutticoltura anche nel sud della Puglia e incentivando così l’economia circolare.
A cura di: Alessandro Gaetano Vivaldi, Professore Associato di Arboricoltura generale e Coltivazioni arboree e Simone Garofalo, dottorando presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro